Bulimia nervosa

La bulimia nervosa è un disturbo dell’alimentazione che insorge tipicamente in tarda adolescenza o nella prima età adulta ed è diffuso prevalentemente nelle persone di sesso femminile, con un rapporto femmina-maschio di circa 10:1.
I soggetti con bulimia nervosa generalmente hanno un peso normale, cosa che rende il disturbo più difficile da identificare rispetto per esempio all’anoressia nervosa, facilmente riconoscibile per la significativa perdita di peso. Nei paesi occidentali la prevalenza è di circa un caso ogni cento giovani donne (1-1,5%) ma molto probabilmente questi dati sottostimano la dimensione effettiva
del disturbo.

Le caratteristiche principali della bulimia nervosa sono:

  • presenza di ripetute abbuffate: con il termine “abbuffata” si intende una persona che ingerisce, in un limitato periodo di tempo (solitamente meno di due ore), una quantità di cibo superiore rispetto a quella che mangerebbe la maggior parte delle persone in situazioni simili e nello stesso periodo di tempo.
    Durante l’abbuffata, inoltre, la persona ha la sensazione di perdere il controllo. Per “perdita di controllo” si intende l’incapacità di astenersi dal mangiare o di smettere una volta iniziato, perdere il senso di ciò che si sta mangiando o della quantità. Alcune persone riferiscono una sensazione di estraniamento che accompagna l’abbuffata.
  • presenza di comportamenti compensatori per neutralizzare l’effetto dell’abbuffata e prevenire l’aumento di peso. Il comportamento compensatorio più comunemente messo in atto è il vomito autoindotto. In alcuni casi, il vomito può essere indotto anche dopo aver mangiato ridotte quantità di cibo. Altre condotte utilizzate comprendono: uso improprio di lassativi e diuretici, eccessivo esercizio fisico, digiuno, uso di farmaci anoressizzanti;
  • le abbuffate e le condotte compensatorie si presentano più di 1 volta alla settimana per
    almeno 3 mesi.

Nei soggetti bulimici è presente, inoltre, l’intensa preoccupazione di aumentare di peso. In queste persone la valutazione di sé (autostima) e del proprio valore è centrata principalmente, se non esclusivamente, sulla forma del proprio corpo, sul peso e sulla capacità di controllare questi ultimi.
L’aspetto principale del disturbo è l’instaurarsi di un circolo vizioso autoperpetuante tra: preoccupazione per il peso, dieta ferrea, abbuffate e condotte compensatorie. La restrizione dietetica aumenta la probabilità di fare abbuffate che, a loro volta, aumenta la probabilità di attuare condotte compensatorie.

I fattori che più comunemente scatenano le abbuffate sono: emozioni negative (ad esempio, sentimenti negativi legati alla forma corporea, al peso e al cibo, noia, tristezza, ecc.), condizioni interpersonali o situazioni stressanti, restrizione dietetica come dieta ferrea o digiuno. A breve termine, l’abbuffata può attenuare le cause che l’hanno scatenata ma, successivamente, determina
nella persona forti emozioni negative di autosvalutazione, sensi di colpa, vergogna.
I soggetti bulimici provano vergogna per i loro problemi con l’alimentazione e cercano di nascondere i sintomi; le abbuffate tipicamente avvengono di nascosto e in solitudine. L’abbuffata termina, solitamente, quando il soggetto si sente sgradevolmente pieno.

Il frequente ricorso a condotte di eliminazione può causare serie complicanze mediche. Il vomito ripetuto e/o l’abuso di lassativi possono causare scompensi dell’equilibrio elettrolitico (ad esempio la riduzione del livello ematico di potassio) e conseguenti ripercussioni a livello cardiaco, renale e cerebrale. Altre patologie secondarie alle condotte di eliminazione comprendono gastriti, esofagiti, emorroidi, prolasso rettale. Il vomito ripetuto, inoltre, può condurre ad una cospicua e permanente
perdita dello smalto dentale, specialmente dei denti incisivi.
L’esposizione a una continua restrizione calorica può provocare, inoltre, sintomi quali depressione, ansia, ossessività, irritabilità, sensazione di inadeguatezza, affaticamento, preoccupazione per il cibo, scarsa concentrazione, isolamento sociale.

La terapia cognitivo comportamentale è un trattamento di provata efficacia per la bulimia nervosa.
L’obiettivo principale del trattamento è, innanzitutto, quello di normalizzare il comportamento alimentare, interrompendo il circolo vizioso restrizione-abbuffata-vomito, e modificare la convinzione che il peso costituisca l’unico o il principale fattore in base al quale valutare il proprio valore personale.
Il trattamento è articolato in tre fasi per una durata complessiva di almeno sei mesi.
La prima fase si propone di fornire informazioni sul disturbo e di ridurre le abbuffate, regolarizzando la frequenza dei pasti e utilizzando attività alternative alle abbuffate e alle condotte eliminatorie.
Nella seconda fase, il trattamento mira a stabilizzare il nuovo comportamento alimentare attraverso la normalizzazione delle porzioni e la scelta della qualità degli alimenti; inoltre mira a ridurre l’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme corporee.
La terza fase prevede l’applicazione di procedure finalizzate a prevenire le ricadute e a mantenere i risultati raggiunti durante il trattamento. In questa fase vengono utilizzate strategie e tecniche volte ad aumentare la capacità di fronteggiare le situazioni critiche e a prevenire le ricadute.
Il trattamento psicoterapico è frequentemente associato a una terapia farmacologica. I farmaci elettivi nel trattamento della bulimia nervosa sono gli antidepressivi appartenenti alla categoria degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). Il limite della terapia farmacologica è nella stabilità degli esiti: se non accompagnata da psicoterapia, sono frequenti le ricadute.